THAT ONE IN THE MIRROR

Volevo cambiare il mondo, così un giorno mi alzai e mi guardai allo specchio.
-"Non c'è più tempo. La terra sta soffrendo. I bambini muoiono di fame. Le nazioni sono divise dall'odio. L'acqua e l’aria sono inquinate gravemente. Fa’ qualcosa!”, mi disse l'immagine riflessa nello specchio.
Era tutto un caos, una tragedia, un disastro. Anch’io la pensavo così. Non ero forse terrorizzato anch’io, come lui, da tutto ciò? Il pianeta continuava ad essere sfruttato e gettato via. Mi venne il panico ad immaginare che alla vita terrestre poteva rimanere una sola generazione. No mi fu difficile trovare brava gente che, come me, voleva risolvere i problemi del pianeta. Quando ascoltai le loro proposte, pensai, ‘C’è tanta buona volontà, qui, tanto interesse’. La notte, prima di andare a letto, l’immagine nello specchio aveva lo sguardo serio.
-“Si potrebbe fare veramente qualcosa”, mi disse, “se ognuno facesse la sua parte”. Ma non tutti fanno la loro parte. Alcuni la fanno, ma riusciremo a fermare la corrente? Davvero il dolore, la fame, l’odio e l’inquinamento stavano per essere risolti? Non bastava desiderare di cambiare il mondo per risolvere i problemi, lo sapevo. Quando, il mattino dopo, ,mi alzai, l’immagine nello specchio sembrava confusa.
-“Forse non c’è speranza”, sospirò. Il suo sguardo si fece ambiguo, poi sollevò le spalle. “Ma io e te sopravviveremo. Almeno noi stiamo bene”.
Mi sentii strano sentendolo parlare così. Qui c’era qualcosa di molto sbagliato. Mi venne un sospetto: e se quello nello specchio non fossi io? Si sente separato da me. Vede i problemi ‘là fuori’, ma non gli interessa se verranno risolti o no. Lui continua per la sua strada. Ma io non sono d’accordo, non sento quei problemi ‘là fuori’. Li sento dentro di me. Un bambino che piange in Etiopia, un gabbiano che si strugge immerso nel petrolio, un gorilla di montagna inseguito dai cacciatori, un giovane soldato che trema di paura sotto il rombo dei caccia: non avvengono forse anche in me quando vedo e sento queste cose? La volta successiva, quando guardai lo specchio, l’immagine stava sparendo. Dopo tutto si trattava solo di un’immagine. Era la figura di una persona sola, rinchiusa in un assemblato di pelle e ossa.
-“Davvero credevo fossi me?”, iniziai a chiedermi. Io non sono così separato e spaventato. Il dolore della vita mi tocca, ma la gioia della vita è molto più forte. E basterà lei per guarire. La vita cura la vita, e il meglio che possa fare per la terra è essere il suo figlio amoroso. L’immagine nello specchio iniziò a vacillare. Non aveva mai pensato all’amore. Era molto più facile vedere i 'problemi', perché amore significa prima di tutto essere onesti con se stessi. Ahi!
-“Amico”, sospirai, “credi che qualsiasi problema possa essere risolto senza amore?”.
-“È forse l'amore più reale del dolore?”, chiese lui
-“Non ne sono sicuro. Ma può darsi. Scopriamolo!”, dissi. Con un sorriso toccai lo specchio. “Non dobbiamo essere più soli. Vuoi essere il mio compagno? Sento che sta per iniziare una danza. Vieni”.
L'immagine allo specchio sorrise timidamente. Iniziava a capire che potevamo essere veri amici. Potevamo essere più in pace, più amorevoli, più onesti con noi stessi. Può questo cambiare il mondo? Penso di sì, perché Madre Terra vuole la nostra felicità e vuole essere amata. Ha bisogno di gente forte al suo fianco, il cui coraggio nasca dalla consapevolezza di essere una parte di lei, come un bambino ha il coraggio di camminare perché sa che sua madre è pronta a prenderlo. Quando quell’immagine allo specchio ed io siamo pieni d'amore, non c'è spazio per la paura. Quando eravamo spaventati e in preda al panico, non riuscivamo più ad amare questa nostra vita e la terra. E ci separavamo. E poi, come può qualcuno che è diviso correre in aiuto della terra? La terra sta cercando di comunicarci i suoi bisogni, ma noi non l’ascoltiamo e finiamo per aver paura. Una cosa so per certo: quando sono consapevole di essere figlio della terra, non mi sento solo. Finché so che tutte le cose viventi sono in me, non ho bisogno di appigliarmi alla mia sopravvivenza. I bambini e il loro dolore, i bambini e la loro gioia. L’oceano rigonfio sotto il sole, l’oceano che piange petrolio nero. Gli animali terrorizzati dalla caccia, gli animali che scoppiano di pura gioia di essere vivi. Questo senso del 'mondo in me' è ciò di cui ho bisogno. Quello nello specchio ha ancora dei dubbi ogni tanto. Così io cerco di essere amorevole con lui. Ogni giorno tocco lo specchio e sussurro, “Oh, amico, sento la danza. Vuoi essere mio compagno? Dai”.

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