"This is it": alla vigilia della morte tutto il genio di Michael Jackson

Di CLAUDIA MORGOGLIONE - Repubblica


ROMA - Se non si è fan acritici di Michael Jackson, ci si accosta a This is it - docufilm sulle prove del suo show cancellato dalla morte, da oggi nei cinema di tutto il mondo - con un pregiudizio negativo: l'operazione sulla carta sa di eccessiva nostalgia, di agiografia, di volontà di lucrare ancora una volta sulla popolarità della popstar scomparsa. Ma la visione della pellicola - a patto che si amino la musica e il ballo - finisce invece per emozionare, per appassionare. Celebrando il talento di un uomo che, nelle sue ultime settimane di vita, appare ancora capace di cantare, di danzare, di stupire con le strabilianti coreografie del suo spettacolo.

This is it, infatti, ritrae la preparazione - dall'aprile al giugno 2009 - di quello che avrebbe dovuto essere l'ultima mega-esibizione del cantante, all'Arena 02 di Londra. E a cui lui non è mai arrivato, visto che la morte lo ha stroncato poco prima. Quelle prove, però, erano state filmate: un totale di 100 ore di materiale, da cui sono stati tratti i 112 minuti del film. E il risultato è un potente ritratto d'artista nella sua "bottega": anche se, trattandosi di un personaggio eccessivo per definizione come Jackson, la bottega è costituita da un palco faraonico, per un concerto-musical (regia di Kenny Ortega, lo stesso che firma il film) costosissimo e ambizioso. Con effetti speciali in 3D (per la performance in stile ovviamente horror di Thriller), giochi di interazione con le antiche star hollywoodiane (da Rita Hayworth a Humphrey Bogart, per il brano Smooth Criminal), effetti visivi e sonori di ogni genere. Ma anche un team di persone in carne e ossa, selezionate da lui: musicisti, coristi, ballerini, tecnici delle luci.

Pochissimi i pezzi parlati della pellicola: quasi sempre, al centro dello schermo ci sono la musica, il ballo, le trovate sceniche con cui Michael cerca il modo migliore di catturare l'attenzione del pubblico. Ed è lui, Jackson, a seguire, con maniacale pignoleria, tutti i passaggi: a chiedere che un refrain sia accelerato o rallentato; a provare e riprovare, pur di avere la certezza di aver trovato la soluzione migliore. Il tutto attraverso una serie di indicazioni date dal re del pop ai suoi collaboratori, con la sua vocina flebile di quando non canta: ordini dati con un certo garbo, e accompagnati sempre da espressoni gentili come "God bless you" o "With love".

Ma naturalmente chi va a vedere il film non può non cercare anche una correlazione tra quello che vede in sala e la tragica, e ancora misteriosa, morte del cantante: vittima di un cocktail micidiale di psicofarmaci, e - secondo le testimonianze di chi gli era vicino - stanco, provato e anoressico, subito prima di andarsene. Da qui la domanda: il Jackson che vediamo sullo schermo porta con sé quell'immagine, quell'aura di autodistruzione, di catastrofe imminente, che ci si potrebbe aspettare?

Ebbene, dalla visione del film, la risposta più onesta è un no. Certo, lui appare molto magro, ma non tanto più di come lo abbiamo visto negli ultimi anni; la faccia, spesso seminascosta dagli occhialoni scuri, è quella strana maschera un po' informe di chi ha probabilmente abusato della chirurgia estetica, ma anche questa non è una novità degli ultimi mesi di vita; la voce non ha forse più il timbro argentino della gioventù, ma è ancora a suo modo inconfondibile, capace di regalare emozioni. E poi c'è il ballo, punta di diamante della genialità di Michael: guardando le prove, c'è da dire che anche su questo fronte lui non sembra risparmiarsi.

Certo, in alcuni momenti, la stanchezza di Jackson traspare. Come pure una certa tristezza, al di là della gentilezza e della voglia di tornare prepotentemente alla ribalta - dopo il processo per pedofilia, il crac finanziario, gli strani matrimoni, la pelle sempre più bianca, tutto ciò che di eccentrico gli conosciamo.

Su tutto, però, in This is it prevalgono la potenza, la gioia della musica. Del resto col suo songbook, e con le sue capacità da ballerino, la cosa viene quasi naturale: e allora lo spettatore finisce per lasciarsi andare alla malinconia di Human nature, alla quasi violenza di Beat it, all'andamento prima lento poi scatenato di The way you make me feel, all'immortalità dell'iper-classico Billie Jean. E tanto per non lasciare nulla di intentato, la società distributrice del film, la Sony, mette in contemporanea sul mercato anche un doppio album che ha lo stesso titolo del film: i più grandi successi del cantante, nello stesso ordine in cui appaiono sullo schermo, e due versioni dell'inedita This is it.

2 commenti:

  1. Io ho visto il film ieri sera...concordo con quanto scritto nel trafiletto sopra..un Michael magro stanco, ma nella norma..
    Quello che ho visto è solo un uomo di una educazione e di un amore immenso..io non so quanti di noi ad ogni richiesta sarebbero in grado di ringraziare con la stessa dolcezza e sempre..non era solo il re del pop era un uomo eccezionale e questo traspare perfettamente per tutta la durata della pellicola..
    Alla fine è decisamente commovente, almeno per me lo è stato..

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  2. Sì è vero M.J.sembrava molto stanco e ho letto nel libroTHIS IS ITche talvolta si faceva sospingere su una poltrona con le rotelle.Sapere questo di lui mi rattrista,però lui faceva molte prove per il tour di concerti che stava preparando quindi era anche naturale.Anche io ho visto il film e do ragione a queenbutterfly,alla fine era molto commovente.By Jackson

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