MARK OF THE ANCIENTS

Aveva vissuto nel deserto per tutta la sua vita, ma per me era un mondo tutto nuovo. “Vedi quell’orma sulla sabbia?”, mi chiese, indicando un puntino dalla scogliera. Guardai più vicino che potessi. “No, non vedo niente”.
“È proprio in quel punto”, sorrise. “Dove non riesci a vedere l’impronta, è proprio lì che hanno camminato gli Antichi”. Proseguimmo per un po’, ad un certo punto indicò un enorme muro aperto sull’arenaria. “Vedi quella casa laggiù?”, chiese. Guardai con attenzione. “Non c’è niente da vedere”.
“Sei un bravo allievo”, sorrise. “Dove non vi è un tetto o un camino, è lì che molto probabilmente hanno vissuto gli Antichi”.
Girammo un angolo e davanti a noi si aprì un panorama meraviglioso – migliaia e migliaia di fiori da deserto germogliati. “Ti sembra che manchi qualcosa?”, mi chiese. Scossi la testa. “Vedo solo chilometri e chilometri di bellezza”.
“Sì”, disse a voce bassa. “Dove non manca niente, è proprio lì che gli Antichi hanno fatto più raccolti”.
Ho pensato molto a questo, a come intere generazioni siano riuscite a vivere in perfetta armonia con la terra, senza lasciare segni dove hanno vissuto. Al campo quella sera dissi, “Hai dimenticato una cosa”.
“Cosa?”, mi chiese.
“Dove sono seppelliti gli Antichi?”.
Senza rispondermi, conficcò il suo ramo nel fuoco. Una fiamma scoppiettò, salì in aria e sparì. Il mio insegnante mi diede un’occhiata per vedere se avevo capito. Rimasi seduto e immobile, e il mio silenzio gli suggerì di sì.

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