[ARTICOLO] Il mito di Michael Jackson: una mano sul pacco, l'altra tesa verso il cielo

Definire Michael Jackson un "mito" va ben oltre l'abuso che un certo gergo giovanile tende a fare di questo termine, poiché nella sua vita quanto nella sua morte è facile trovare numerosi elementi della mitologia classica.

Basti pensare a Dioniso, giovane semidio dal capo riccioluto, capace di trascinare chiunque intorno a sè nell'ebrezza sensuale della musica e della danza, che, ancora bambino, fu fatto a pezzi e divorato dai Titani, creature feroci e fameliche non più dei colossi della stampa e del marketing. Ed il delirio dei fans a volte non sembra così diverso dal furore delle baccanti.

Basti pensare a Icaro, che vola troppo in alto per le sue ali fragili e si avvicina pericolosamente al sole, o forse ad un faretto esploso troppo presto in un spot pubblicitario, iniziando la sua caduta.

E continua a cadere come Narciso, perso nella propria immagine, nel tentativo di modificarla a suo piacimento, di armonizzarla alla percezione interiore di sé, di renderla perfetta. Per colpa di un padre violento che lo prendeva in giro per il suo naso grosso, dice la leggenda.

Il suo volto diviene così un'unità armoniosa di contrari, a metà tra maschio e femmina, tra bianco e nero, tra bambino e adulto. Un Giano bifronte dalle molte variabili. Se ciò dipenda da processi naturali quali la crescita e la malattia o artificiosi come la chirurgia plastica, ed in che misura, ormai poco importa. Senza sesso, senza razza e senza tempo, come la musica, come il mito.

Ma se per quanto riguarda la sessualità e l'etnia superare la banalità degli schemi poteva ancora essere possibile, e forse affascinante, per l'essere umano e l'artista che era in lui, la lotta contro il tempo era destinata fin dall'inizio alla sconfitta. Sia fosse tesa all'illusione dell'immortalità, che al più probabile tentativo di recupero di un'infanzia perduta. Non una vera e propria ubris, quanto un disagio dalle radici profonde, che conteneva già in sé il germe di una nemesi inevitabile. Così il tempo ha trasformato senza pietà i sogni in debiti, l'armonia in ambiguità, il genio in nevrosi, il fenomeno in mostro.

Come una sorta di Minotauro rinchiuso nel labirinto di giostre di Neverland, da lui stesso costruito e di cui non sapeva o non voleva più trovare l'uscita. Per alcuni un essere crudele in attesa di giovani vittime sacrificali, proprio come il principe di Creta. Per altri un individuo fragile, vittima della sua unicità e, come l'Asterione di Borges, perso in un'immensa solitudine.

Ora, nel momento della sua morte, al di là degli eccessi del gossip e dello sfruttamento mediatico, la reazione collettiva del pubblico più affezionato appare intrisa di religiosità laica e di spontanea credenza nel divino, di quella che non ha bisogno di dogmi né di intermediari. Tra i messaggi di addio, nei numerosi forum dedicati a Michael, la maggior parte vedono in lui un angelo volato in cielo, un'anima libera e immortale, una nuova stella che brilla nell'universo.

Così il mito resta in bilico tra umano e sovrumano, proprio come Michael stesso era un mistero di contraddizioni: tra materialismo e filantropia, immortalità e autodistruzione, innocenza e sensualità. Come quando sul palco sfidava i limiti umani della fatica e le leggi della gravità, sospeso tra sacro e profano, con una mano ad afferrare il cavallo dei pantaloni e l'altra tesa verso il cielo.

E proprio quando la morte viene a ricordarci che in fondo era soltanto uno come noi, allora siamo pronti a consacrare all'immortalità la sua arte e il suo ricordo.

Mentre i telegiornali non risparmiano i dettagli macabri delle autopsie, anche la passione del suo corpo sofferente, scheletrico e trafitto diventa motivo di catarsi.

Per chi si sente solo e diverso da tutti, per chi vorrebbe essere speciale e non lo è, per chi si strugge nel non poter tornare indietro a rivivere o cambiare la propria infanzia, o qualche altra parte del passato. Per chi semplicemente si rende conto ad un tratto che tanti ricordi della propria vita sono legati alle sue canzoni, ai suoi concerti, ai suoi passi di danza. E sente all'improvviso la mancanza di qualcuno che nemmeno conosceva o a cui da tanti anni nemmeno pensava.

Più accessibile di un Dio lontano, che giudica e forse, ma soltanto forse, e spesso a caro prezzo, salva e perdona, il mito si lascia docilmente giudicare, aiutandoci a salvare e perdonare noi stessi.

Così mentre scompare un grande artista, e per i più romantici nasce in cielo una nuova stella, sulla terra si accende un firmamento di televisioni per il funerale in diretta mondiale. L'ultimo addio, prima che nelle case le vicende umane proseguano il loro corso.

Al primo piano un uomo di 40 anni, ricorderà quando ha ballato Beat it con i compagni di scuola, e il primo bacio sulle note di Liberian girl, e lo assalirà all'improvviso tutta la vita passata, anche quella che aveva dimenticato, ma non piangerà, perché un uomo adulto non piange, o perlomeno non piange per la morte di un cantante.

Sua moglie ascolterà la radio pulendo il salotto, poi in cucina si chiederà che ne sarà ora di quei tre poveri bambini senza madre. Ma solo alle prime note di You are not alone le arriverà un nodo in gola, pensando alle sue lunghe giornate sola in casa, in attesa dell'ora di cena.

La loro figlia di 20 anni, vedrà le immagini di Michael da giovane e lo troverà bellissimo, poi piangerà pensando che lei sì avrebbe saputo capirlo, non come quel padre violento e quelle finte mogli che l'hanno abbandonato, e si addormenterà sperando di sognarlo ancora una volta.

Al secondo piano un ragazzo di 30 anni penserà che anche suo padre lo umiliava e lo considerava un debole, anche se non lo picchiava con la cinghia per costringerlo a cantare e ballare. Anche perché lui, di cantare e ballare, non sarebbe mai stato capace. Allora piangerà per Michael e per se stesso, pensando a quanto è difficile essere amati ed essere se stessi nello stesso momento.

Al terzo piano un altro penserà che ad uccidere Michael sia stato il troppo successo, e sarà felice della sua normalità e di non avere alcun talento. Poi ripenserà a quando anche lui veniva preso in giro per il suo aspetto, per il naso e per l'acne, e si sentirà fiero di essere riuscito ugualmente a crescere e a diventare un uomo.

Allora rientrerà la sua compagna, lo troverà addormentato tra il televisore e la playstation, e penserà che anche lui, come Michael, rimarrà sempre un eterno bambino. Poi ascolterà le parole di Brooke Shields e piangerà per tutti gli amici perduti, anche per quelli ancora vivi.

All'ultimo piano un uomo di 50 anni, guarderà la tv di sfuggita pensando che Jackson era soltanto un drogato, o forse peggio, perché quando girano certe voci qualcosa di vero c'è sempre. Vedrà la piccola Paris e si domanderà se suo figlio di 12 anni direbbe di lui che è il padre migliore del mondo. Si risponderà di sì, perché gli ha trasmesso i sani valori della famiglia, del lavoro e della religione. Poi gli dirà di spegnere la tv e andare a dormire, invece di perdersi dietro a falsi miti e pessimi esempi.

Allora suo figlio penserà con rabbia che non vuole diventare un uomo qualunque come suo padre. Poi chiuso nella sua stanza prenderà l'iPod e partiranno le note di Billie Jean, che fino a pochi mesi prima lui nemmeno conosceva. Azzarderà una moonwalk e inciamperà sul tappeto, poi ne tenterà un'altra e gli sembrerà così ben riuscita che gli parrà davvero di camminare sulla luna.


Articolo di Viviana Viviani (articolionline.net)

9 commenti:

  1. COMPLIMENTONI VIVIANA!!!!!!
    Nessun articolo che ho letto ,fino ad ora, è mai stato scritto meglio del tuo.
    L'ho trovato sul blog qualche mese fa, quando ho cominciato a navigare per sfuggire al senso di angoscia e profonda solitudine che mi aveva attanagliato dopo la scomparsa di Michael.
    Sei riuscita a tradurre in parole sentimenti profondi, a volte contrastanti, con una delicatezza e un rispetto davvero rari.
    Per parte mia, la profonda commozione che ho provato alla prima lettura, che mi ha costretto a lottare con le lacrime fin dalla seconda riga, l'ho ritrovata immutata anche ora, che ho appena finito di rileggere le tue meravigliose parole. Grazie. Davvero. Perchè l'hai scritto col cuore, ed al cuore è arrivato. Diretto e potente. E come avrebbe detto "lui": GOD BLESS YOU!

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  2. Che Dio ti benedica ..... veramente!
    Nel leggere l'articolo, mi sono davvero emozionata!
    Se l'avesse potuto leggere Michael, sono sicura avrebbe fatto quella sua espressione tenera portando le mano giunte,vicino la bocca e senza parlare ... con il suo sguardo misto tra graditudine e umiltà ...... NEL SUO MODO UNICO, NEL SUO MODO SPECIALE ... ti avrebbe ringraziato.



    Amore per te ... sempre Michael

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  3. Se Gesu' tornasse sulla terra si servirebbe dei media per parlare d'amore al mondo,avrebbe il potere magico di attrarre le persone a se',
    sarebbe accerchiato dai bambini,sarebbe nato povero,sarebbe stato perseguitato (accuse di pedofilia totalmente false),tradito (bashir) ucciso (dio denaro) .Non trovi anche tu delle analogie?
    Michael sei il piu' bel dono di Dio

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  4. Grazie e tutti! Viviana

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  5. DIO VIVE IN MICHAEL..
    QUESTO E' TUTTO..
    THIS IS IT..
    CONCORDO CON TE ANONIMO..AL MILLE PER MILLE..
    MICHAEL I LOVE YOU AND I MISS YOU SO MUCH..

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  6. Manuela.Aspettando l'11 giugno2 marzo 2010 alle ore 18:39

    La mia migliore amica Lisa mi ha dato un'informazione ai confini della curiosità volete sentirla?:Michael non era dentro la bara poi mi ha detto che c'era una ragazza che era uguale avete capito?UGUALE ma sapete cosa significa?Una sola cosa può rispondere e cioè l'11 giugno!

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  7. Scusami se leggo solo ora il tuo commento Anonimo,è che io giro da un blog all'altro!Comunque hai proprio ragione sai?le tue parole sono sagge e gentili già puoi fidarti di quello che dico!!!Beh è tutto ciao!

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  8. Ho letto sui giornali diversi articoli di psicologia riguardanti MJ tra cui "psicologia di un mito".Ho riflettuto molto su quello che scrivono i dottori. Tutto vero. L'infanzia difficile, la sindrome di Peter Pan, il talento innegabile, una sessualità difficile, la sensibilità hanno fatto di lui una miscela esplosiva. Però l'uomo non è un burattino in mano al caso e fa sempre delle scelte. Tutti scordano quanto era buono. Qualcuno fa risalire questa bontà ai sensi di colpa e ai traumi dell'infanzia e questo mi irrita. L'amore per i bambini, questo "donarsi", questo rispetto per la vita e per i più deboli; questo vedere il volto di Dio nel volto dei più piccoli e nella natura (parole sue)sono frutto di scelte ben precise e riguardano la morale e non la psicolgia. Il Bene nella nostra società è visto come una stranezza. Ci siamo abituati ai furbi, agli intrallazzatori e ai ladri e ci meravigliamo di chi è buono anzi cerchiamo anche di scoprirne il perchè e sotto sotto lo consideriamo un pò cretino e infantile. Michael, come tutte le persone buone quando scompaiono, ci manchi tanto. In più ci manca la tua musica e il tuo talento. Hai lasciato un vuoto incolmabile su questa Terra!!!Forse adesso che stai lassù puoi aiutarci a tirare fuori "il meglio" di noi. Fallo te ne prego l'umanità ne ha tanto bisogno. Scusate lo sfogo e scusate se ho messo qui questo commento. Non sapevo dove scriverlo. I love you

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  9. L'articolo di Viviana mi sembra molto ben scritto, però io per deformazione professionale mi chiedo sempre qual'è il messaggio. MJ uguale a mito, mito uguale a mito greco. Fin qui ci siamo. I miti sono stati sempre usati dai Greci anche a scopo educativo, un pò quello che facciamo noi con le favole. Quindi ragazzi attenti alle droghe (Dedalo e Icaro), attenti all'egocentrismo (Narciso) ecc. ecc. Certo a lui, adolescente per eccellenza (ma non solo) calzano tutti benissimo. Che poi lui sia stato pieno di contraddizioni, come tutti noi, sempre in bilico tra Narciso e Boccadoro è evidente e anche per questo lo amiamo. Ho già letto da qualche parte, forse i soliti dottori in psicologia, che la gente con la morte, ne ha fatto un "dio minore" una specie di santo formato tascabile. Ma si scordano che noi siamo un paese prevalentemente cattolico e mia nonna mi diceva :"Comportati bene e prega per i morti così se hanno faccende in sospeso vanno prima in Paradiso. Noi aiutiamo loro e loro aiutano noi" Io credevo fosse solo una bella fiaba invece da grande ho scoperto che è una verità della Chiesa. Quello che non capisco è la conclusione e il senso dell'articolo. Non capisco dopo quest'analisi dettaglia di MJ, dal punto di vista del mito, e di noi (quelli che lo amano, quelli che lo detestano, quelli che si identificano... ) lei cosa pensa di lui dal profondo del cuore. Aiutatemi a capire. Forse m'è sfuggito qualcosa? I love you

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